Anni 50: è la storia di Ernesto Colnago, infanzia povera, primi telai da operaio alla AMF Gloria di Focesi dove lavorava anche Gian Maria Volonte’, le avventure da corridore e la prima bottega
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R’estate in bici
Col il rapporto da salita 44|24 ed il vento contrario non ho capito se ho fatto un giro in bici o una camminata a piedi
Una bicicletta di grande successo, anche commerciale, che segue il modello Super e precede la Master. Giuseppe Saronni ne è stato l’interprete principale, con la sua Mexico rossa.
Giuseppe Saronni, nato il 22 settembre 1957 ha scritto una pagina di storia dello sport italiano trionfando a Goodwood con quella che sarebbe passata alla storia del ciclismo come “la fucilata”, forse la più bella volata dell’intera storia delle due ruote, con cui disintegra la concorrenza degli avversari, lasciando Greg Lemond a 5″ e Sean Kelly a 10″. E’ il secondo mondiale da c.t. per Alfredo Martini.
“bicicletta d’elite” per una “clientela d’elite”…
congiunzioni Nervex
ll kit di congiunzioni in acciaio pressato Nervex Professional è oggi universalmente considerato un classico dell’epoca. Fu notevolmente prolifico negli anni ’50 e ’60, quando erano scelte da quasi tutti i produttori di telai, dai migliori artigiani Gillott, Bates, Ephgrave, Jack Taylor, De Rosa, Colnago, Bianchi, Masi e dalla maggior parte dei produttori di media e grande distribuzione come come Viking, Dawes, Holdsworth, Carlton, Mercian, Raleigh, Peugeot e Schwinn, Paramount negli Stati Uniti.
Fino all’avvento alla fine degli anni ’40 della serie di congiunzioni già intagliate Nervex Professional, molti costruttori le dovevano alleggerirle internamente con aggravio di energie, tempo e denaro. Progettate con un design elegante, erano destinate ad avere un grande successo fin dal giorno in cui entrarono sul mercato. Splendidamente tagliate con linee piacevoli, relativamente leggere e ben rifinite, richiedevano meno limatura e pulizia rispetto ai modelli fusi “a colata di sabbia” disponibili all’epoca. Parte della loro popolarità globale dipese anche dal fatto che erano usate nelle biciclette scelte da importanti corridori professionisti.
Ovviamente i migliori costruttori continuarono a rendere riconoscibili i propri telai anche attraverso un intaglio unico ed originale di queste congiunzioni .cit frameteller
Masi. Questo nome nel mondo della bicicletta da corsa è una leggenda. Faliero Masi è stato “il sarto” che dal 1949 nel negozio sotto l’altrettanto leggendario velodromo Vigorelli a Milano, in via Arona, ha scritto con il cannello di saldatura pagine memorabili nella storia di questo sport ridefinendone certi aspetti. Molti nomi leggendari hanno calcato il pavimento di questo negozio: Coppi, Anquetil, Merckx, Maspes, etc.. inutile fare l’elenco. Com’è inutile ripetere qui la storia di un mito che quasi tutti conoscono.
All’inizio del Novecento in piazza della Chiesa si trovava una delle prime botteghe da meccanico di biciclette. Ne era proprietario tale Campostrini che per alcuni anni ebbe come garzone Faliero Masi, un giovane che si cimentò anche nella carriera di ciclista.
Dopo un brillante avvio fra i dilettanti sul finire degli anni Venti Faliero passò ai professionisti. Partecipò, senza squadra, a due Giri d’Italia, ma in entrambi i casi fu costretto al ritiro. Nel 1933 vinse una coppa Zucchi.
Monta il cambio a 3 velocità Pedor ( brevetto svizzero ) . Fu il primo modello a trattenimento a mezzo leva
Il cambio posteriore era azionato da un elicoide, e aveva 2 puleggie
Giovanni Gerbi è meglio noto come il diavolo rosso.
La leggenda dice che il soprannome Diavolo Rosso gli sia stato dato da un sacerdote, dopo che Gerbi arrivando come un fulmine era piombato sui fedeli in una processione.
Gerbi (1885-1955) è astigiano, ma in realtà si può dire anche alessandrino perchè all’epoca Asti faceva parte della provincia di Alessandria.Anch’egli dopo aver chiuso l’ attività agonistica diventa produttore ed è spesso ad Alessandria, arrivando sempre rigorosamente in bicicletta, ospite anche del negozio Maino.
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I telaisti erano i cognati Vanni e Boccardi, entrambi avevano lavorato con Galmozzi fino alla fine degli anni 40 , il primo per oltre vent’anni, prima nel vecchio capannone in via Melchiorre Gioia che fu distrutto a causa del bombardamento alla stazione di Milano poi in una piccola officina poco distante.
Telaio del 1968 che fu verniciato probabilmente nel 1970 dopo che Colnago depositò il logo dell’asso di fiori con le decalco della super
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