Nell’anno in cui i fratelli Lumiére inventavano la cinematografia e Guglielmo Marconi creava il telefono senza fili, un piccolo artigiano con la passione della bicicletta, pignolo all’inverosimile, mai sazio di prove e sperimentazioni, coniava la sua prima serie di biciclette: correva l’anno 1896, il suo nome era Umberto Dei.
Nasceva così una straordinaria collezione di biciclette unanimemente considerata una meraviglia della nascente industria ciclistica mondiale. La qualità e la perfezione erano tali che subito la fama del marchio Dei si diffuse tra ciclisti e corridori di tutto il mondo: tutti chiedevano di poter correre e vincere in sella ad una Dei.
ll kit di congiunzioni in acciaio pressato Nervex Professional è oggi universalmente considerato un classico dell’epoca. Fu notevolmente prolifico negli anni ’50 e ’60, quando erano scelte da quasi tutti i produttori di telai, dai migliori artigiani Gillott, Bates, Ephgrave, Jack Taylor, De Rosa, Colnago, Bianchi, Masi e dalla maggior parte dei produttori di media e grande distribuzione come come Viking, Dawes, Holdsworth, Carlton, Mercian, Raleigh, Peugeot e Schwinn, Paramount negli Stati Uniti.
Fino all’avvento alla fine degli anni ’40 della serie di congiunzioni già intagliate Nervex Professional, molti costruttori le dovevano alleggerirle internamente con aggravio di energie, tempo e denaro. Progettate con un design elegante, erano destinate ad avere un grande successo fin dal giorno in cui entrarono sul mercato. Splendidamente tagliate con linee piacevoli, relativamente leggere e ben rifinite, richiedevano meno limatura e pulizia rispetto ai modelli fusi “a colata di sabbia” disponibili all’epoca. Parte della loro popolarità globale dipese anche dal fatto che erano usate nelle biciclette scelte da importanti corridori professionisti. Ovviamente i migliori costruttori continuarono a rendere riconoscibili i propri telai anche attraverso un intaglio unico ed originale di queste congiunzioni .cit frameteller
Marastoni corsa, si nota la collaborazione con Ciro Cinelli, le idee migliori nascono dove le menti si incontrano.
Che tristezza però pensare che la tradizione italiana di maestri telaisti sta scomparendo .
Marastoni è stato nell’arco di sessant’anni di carriera uno più creativi e importanti costruttori di biciclette da corsa italiani. Molto di più di un semplice saldatore artigiano, curava maniacalmente ogni dettaglio alla ricerca continua della perfezione estetica e funzionale, dedicando ad ogni singolo telaio molte ore di lavoro manuale, soprattuto quelle dedicate alla fase di limatura e rifinitura.
La particolarità del primi modelli prodotti negli anni 30 è la mancanza della scritta Campagnolo su entrambe le facce della zona in cui si afferravano le bacchette , modello non disponibile, per ora
Io l’ho trovata a Lugo, stavo parlando con amici al mercatino delle manifestazione “Le strade bianche di Romagna” quando passa un signore su di una Chiorda straordinaria certamente del Reparto Corse Salvarani. Dopo una trattativa levantina sono riuscito a farmela vendere.
Il telaio ha delle congiunzioni Cinelli, non solo il nodo sella, talmente lavorate finemente che subito si sono formate due correnti di pensiero, la prima che il telaio fosse stato saldato da Luigi Valsassina, che uscito dalla Bianchi nel 1947 andò a lavorare da Cinelli; se confronti le congiunzioni della mia Chiorda con quelle della Bianchi di Fausto Coppi del 1945 (proprietà Amadori e riprodotta nel nostro libro) troverai una somiglianza notevole. L’altra corrente di pensiero è che il telaio sia stato saldato da un meccanico romagnolo della Salvarani il cui nome non ricordo perché mi fu detto a voce, dovrei chiedere a Fausto Pezzi che forse lo sa.
Sono, come ti avevo detto, in Sardegna e non ho con alcuna documentazione, quindi in questi giorni ho dovuto pensare alla ricerca che ho fatto a suo tempo e finalmente mi sono ricordato che nel 1965 al Tour de France vinto da Gimondi, la Salvarani adottava bici CHIORDA e io ho trovato alcune foto dove il nodo sella è Cinelli. Le misure del telaio sono quelle di Adorni al quale avevo annunciato che sarei andato a Parma a fagliela vedere il prima possibile
Ottavio Bottecchia nacque a San Martino di Colle Umberto, provincia di Treviso, il primo agosto del 1894.Morì in circostanze misteriose il 15 giugno del 1927, a soli 33 anni.
Nacque ultimo d’otto figli.Da giovane conobbe la fame e la miseria, quella vera, quella che non permette di arrivare a sera. Miracolosamente giunto all’età da lavoro intraprese diverse professioni: carrettiere, tagliaboschi, muratore e bersagliere nell’esercito italiano.
La FREJUS è una delle più gloriose marche italiane. Fondata a Torino nel 1896 da Elmo Guelfi, la Frejus è sempre stata orientata verso una produzione di qualità, elettivamente di tipo sportivo.
La Casa ha sempre considerato l’impegno agonistico come strumento di promozione del marchio, per questo è sempre stata presente, per oltre mezzo secolo ai massimi livelli sui percorsi di gara.
Nella lista interminabile di vittorie, spiccano 2 Giri d’Italia, 4 Campionati del mondo, 2 allori Olimpici ed altro ancora.
La fabbrica Fiorelli nasce nel 1932 in via Ugo Foscolo a Novi Ligure, grazie ai fratelli Rinaldo, Mario e Lino Fiorelli.
Inizialmente costruisce solo telai da corsa, ma presto passa alle bici complete sia da corsa sia da viaggio.
La squadra corse Fiorelli ingaggia campioni come Ferdy Kubler, Jean Robic e Ugo Koblet. Le bici Fiorelli equipaggiano diverse squadre, la più celebre la Carpano-Coppi.
Giovanni Gerbi è meglio noto come il diavolo rosso.
La leggenda dice che il soprannome Diavolo Rosso gli sia stato dato da un sacerdote, dopo che Gerbi arrivando come un fulmine era piombato sui fedeli in una processione.
Gerbi (1885-1955) è astigiano, ma in realtà si può dire anche alessandrino perchè all’epoca Asti faceva parte della provincia di Alessandria.Anch’egli dopo aver chiuso l’ attività agonistica diventa produttore ed è spesso ad Alessandria, arrivando sempre rigorosamente in bicicletta, ospite anche del negozio Maino.
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