Legnano corsa 1921

Al di là dei titoli conquistati, basti un aneddoto: alla fine degli anni Trenta fu Pavesi a scoprire il dilettante Fausto Coppi e a lanciarlo come gregario del già affermato Bartali, dando il via alla lotta tra campioni che divise e appassionò l’Italia.

Dagli anni Trenta agli anni Sessanta, mentre il ciclismo diventava lo sport più popolare del Paese e la squadra corse mieteva un successo dietro l’altro, la Legnano costruì alcune tra le più belle biciclette mai viste. In città non mancavano fonditori, tornitori, artisti della saldatura e tecnici capaci. Chi alla Franco Tosi poteva costruire un sottomarino come l’Archimede, nel capannone poco più in là era in grado anche di fare una bicicletta come si deve. Solo per restare ai mezzi da gara, negli anni Cinquanta nello stabilimento che si affacciava su via XX Settembre furono costruiti capolavori assoluti come i modelli Roma: leggerissimi, velocissimi, equipaggiati con la componentistica migliore e curati in ogni dettaglio.

Nell’epoca del tutto carbonio provate a mettere una Roma del 1956 di fianco a un top di gamma di oggi, la differenza salta all’occhio: nel 2019 le biciclette sono tutta tecnica, anche il colore spesso serve per contenere il peso; mezzo secolo fa invece c’era ancora spazio per il bello fine a se stesso, e così ecco che sui telai delle bici che vincevano spiccavano cromature e filetti rossi, mentre lo stemma del Guerriero sbalzato in ottone svettava in campo bianco.

Il verde Legnano merita poi qualche riga a parte: c’è chi sostiene sia un colore a sé, in verità era il risultato di un trattamento complesso. I telai erano verniciati d’argento e poi ricoperti di tante mani di verde trasparente fino a che prendevano la caratteristica colorazione ramarro. Ecco perché a distanza di decenni oggi è difficile trovare due biciclette Legnano che abbiano lo stesso colore.

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cambio posteriore Gambato 1948

Gambato era il marchio di una società che fino al 1992 era di proprietà di un Sig. Aguillaneido a aveva sede nel quartiere Avellaneda di Buenos Aires

Alla fine degli anni 40 , un ingegnere di nome Marcello Gambato , progettista di ingranaggi, ottenne un brevetto italiano nel 1952 per un design più moderno del deragliatore. La versione francese di questo brevetto n. 988.772 fu concessa a Tullio Campagnolo, il che implica che Gambato stesse lavorando con o per Campagnolo in quel momento.

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Legnano corsa 1925

La storia diventa leggenda

Chi è appassionato di biciclette (o di ciclismo )già lo sa, Legnano è un marchio che ha fatto la storia. Non solo per i successi ottenuti nello sport da campioni come Alfredo Binda, Gino Bartali e Fausto Coppi, ma anche per le sue macchine perfette che si distinguevano da tutta le altre per il loro colore indefinibile e per i dettagli tecnici che ancora oggi stupiscono per il loro livello di precisione

La prima bici Legnano fu costruita nel lontano 1902, quando tale Vittorio Rossi assemblò e mise in vendita i primi modelli con il marchio Lignon. Marchio e officina furono presto rilevati dall’imprenditore Emilio Bozzi, che nel nel 1907 insieme a Franco Tosi iniziò a produrre in città biciclette su brevetto Wolseley. La Wolsit (Wolseley italiana) era costruita nello stabilimento Tosi, nel 1924 sotto la spinta autarchica del fascismo l’azienda vendeva molto bene, tanto che nel 1927 Bozzi si staccò da Tosi e inaugurano stabilimento tutto suo

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B.S.A. 1915

la bicicletta dei 3 fucili

La bicicletta “dei tre fucili”

C’è stato un periodo, dopo la prima rivoluzione industriale, attorno alla metà dell’800, in cui le fabbriche subivano fortissimi cambiamenti e spesso si ritrovavano addirittura a cambiare completamente settore di produzione in pochi anni.
Successe anche alla BSA, fondata a Birmingham nel 1861, da quattordici costruttori di fucili della Birmingham Small Arms Trade Association, che avevano vinto una commessa governativa per la guerra di Crimea.
Una sorta di raggruppamento temporaneo di imprese che insieme lavoravano alla fornitura di fucili agli eserciti.
Qualche anno più tardi nel 1880, con il crollo del fatturato bellico, decisero di cambiare radicalmente produzione, iniziando a produrre biciclette.
A partire dagli anni ’90 dell‘800 le biciclette costruite dalla BSA furono importate e distribuite in Italia, in particolare a Torino e Milano, dove divennero popolarmente note come “Tre fucili”, proprio per il logo aziendale che richiamava il “prodotto originale”.

collezione privata

Cinelli supercorsa 1978

Un giro in bicicletta è una fuga dalla tristezza

cit di james Starrs

Ecco il racconto che nel 1997 il mitico Cino Cinelli (proprio quello divenuto famoso per i manubri e le sue biciclette) fece alla Gazzetta dello Sport ricordando il “suo” ciclismo.

Strade bianche: si mangiava polvere e fango. Tubolari piu’ larghi e pesanti mezzo chilo l’uno. Una corona davanti e la tripla dietro. I cerchi erano in legno. La ruota si poteva cambiare solo se era rotta, in caso di foratura bisognava arrangiarsi da soli. Il ciclismo degli anni Trenta, com’e’ facile immaginare, era molto diverso da quello di oggi.

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Galmozzi 1951 squadra corsa Azzini Milano

“La disciplina mentale, la volontà di lavorare, oltre al talento, sono proprie di Galmozzi

è il modello più importante, è il passaggio dal cambio ad una leva tipo Campagnolo Paris Roubaix al Campagnolo Gran sport per cui si notano entrambi gli attacchi, i dentini per il primo e l, orecchietta per la secondo

Montata Gran sport primo tipo tranne il cambio posteriore Gran sport extra

Il numero di telaio è riportato anche sul manubrio

Gruppo completo Magistroni con serie sterzo Zenit

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