Masi modello Special Pista anni 60 ricalca il design e le geometrie di quella che è stata una bici che ha fatto la storia del ciclismo su pista nei velodromi di tutto il mondo.
Questo gioiello di eleganza e tecnologia, come del resto tutte le biciclette realizzate dal mitico Faliero Masi è il frutto di una stretta collaborazione tra telaista e atleta
L’eleganza è l’equilibro tra proporzioni, emozione e sorpresa”
i telasti della Futura erano Ilic Dalfiume e Montanari Roberto usciti dal reparto corsa (macchinari e attrezzature) della ditta Piazza di Osteria Grande.
All’epoca esisteva un solo materiale per le biciclette: l’acciaio (soprattutto tubazioni Columbus) ed un unico metodo di costruzione: la saldo-brasatura di tubi e congiunzioni. La lima, insomma, regnava sovrana.
Tra le invenzioni originali che oggi possiamo ancora ammirare sulle sue biciclette c’è il particolarissimo sistema di fissaggio al tubo orizzontale del cavo freno posteriore, realizzato con speciali asole in acciaio saldate al tubo che fermano una molla in alluminio per bloccare la guaina.
Fù probabilmente il primo a saldare il deragliatore anteriore direttamente al telaio oltre a creare il bloccaggio delle pinze freno all’interno del telaio senza bullone, prototipi ripresi nello stesso periodo e in modo leggermente diverso, anche da Marastoni e successivamente presenti nei primi modelli costruiti per Luciano Paletti.
La maggior parte dei telai sono costruiti con la scatola del movimento centrale realizzata da Giusppe Pelà. cit Frameteller
augusto Daniele, ha costruito il modello Competizione, equipaggiato con i migliori componenti Campagnolo.
Il telaioOlympia
presentava un’accurata limatura delle alette, un’eccellente lavorazione a torcia, una geometria corta e verticale, e una varietà di tagli del movimento centrale. Visivamente, era conosciuto per i lunghi tappi di tenuta della sella concavi e cromati.
I tre modelli di punta (Comp, Special Piuma & Sprint Junior) avevano un’insolita e fragile finitura perlata.
A differenza delle finiture moderne, utilizzava l’estratto naturale di perla, come si trova nello smalto per unghie, al posto dei fiocchi di metallo o di mica.
le biciclette da corsaOlympia erano di un bianco antico fino ai primi anni ’70, poi sotto la perla sono stati usati altri colori di base (giallo, rame, blu e forse altri)”.
La bicicletta fu un successo immediato, e negli anni ’70 la fabbrica di Olympia produceva circa 20.000 biciclette all’anno. eureka.bike
Nel biennio ’90 e ’91 Walter Dosi è stato meccanico e saldatore della Giacobazzi, nel team c’era anche il giovane Pantani, il quale corse il Giro d’Italia dilettanti del 1991 in sella ad una bici Dosi.
Frutto della collaborazione con il maestro verniciatore Mario Martini di Lugo, le livree Dosi sono tra le più belle e originali degli anni ’70 e ’80. La grafica delle livree esce dalla tradizione del tempo con un linguaggio fatto di segni astratti e tinte sfumate, mescolando stilemi derivati dall’estetica urbana e della moda anni ’80. Visitare l’officina Dosi in quegli anni era come entrare in una galleria d’arte contemporanea. cit frameteller
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