Freschi Supreme anni 80

Francesco ed Emiliano Freschi, esperienza, creatività e coraggio.

Francesco Freschi, nacque nel 1929 a Milano, primo di quattro fratelli. La passione per il ciclo gliela trasmise il nonno che da giovane era proprietario di una bottega di biciclette. A sua volta Francesco contagiò il figlio Emiliano con il quale aprì l’azienda dal 1976 al 1989, anno di chiusura dell’attività e cessione del marchio. 

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La gavetta di Francesco cominciò già da bambino nelle officine e nelle botteghe di biciclette milanesi, il padre viveva in Germania e con la guerra di mezzo, come tanti fu costretto a cambiare molti lavori. Negli anni ’60 Francesco conobbe Sante Pogliaghi con il quale si instaurò un rapporto di reciproca stima e amicizia, negli anni per Francesco diventò come un figlio per Sante il quale nel 1972 lo volle con sé in officina.

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A quel tempo la firma Pogliaghi era già molto conosciuta e l’officina affollata di operai e apprendisti italiani e stranieri, in molti casi arrivati anche dal Giappone per imparare il mestiere.

DSC_0044.jpgIl reparto saldatura era territorio esclusivo di Sante, Francesco all’inizio si occupava un po’ di tutto il resto e in particolare dell’assemblaggio ma la sua esuberante creatività impiegò poco ad emergere e nel giro di pochi anni, seppure in officina da Pogliaghi non si usassero titoli ufficiali, assunse un ruolo che potremmo definire oggi di consulente per lo sviluppo tecnico, un’esempio noto delle sue idee è il particolare nodo sella che caratterizzò i telai Pogliaghi a metà anni ’70.

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Marastoni Licinio corsa 1957/58

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Licinio Marastoni, un mito per gli appassionati delle due ruote universalmente apprezzato per le doti di costruttore fortemente innovativo. I suoi telai color ramarro, diventato il “verde Marastoni”, lo hanno reso immortale agli occhi dei fans.

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Ortelli corsa 1964

il telaio fu costruito dal suo maestro  Antonio Alpi , detto “Tugnazi ”

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nacque nel 1896 a Faenza e morì nel 1959

Alpi fu un grande artigiano sia per la  precisione nella costruzione dei telai che  per quella dei mezzi con cui costruirli.

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Abbelliva i telai utilizzando delle etichette , su cui , ancora prima della costruzione del triangolo portante della bici ,faceva colare un acido che risaltava la scritta con il suo nome

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Virginia slx 1986 super record

VIRGINIA SLX 1986
Non di rado Orazio Grenzi ha sperimentato soluzioni inedite sui sui telai professionali e questo  bellissimo telaio ne è una ennesima e riuscita dimostrazione.
Le congiunzioni arabescate lavorate a mano sono raffinate e precise, i decori in rilievo sui foderi della forcella rappresentano un unicum mai visto su un telaio in acciaio.
Il ponticello posteriore è svuotato all’interno, soluzione poi adottata anche da Luciano Paletti.
Tubi Columbus SLX con passacavi saldato sul lato interno del tubo orizzontale.
Gruppo Campagnolo Super Record.
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Patelli corsa titanium 1975

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PATELLI “TITANIUM” 1975
top di gamma nella metà degli anni ’70 di Umberto Patelli, era disponibile in colore bronzo e oro. Il nome “Titanium” non è riferito al telaio ma ai componenti in titanio, mentre i tubi sono in acciaio Columbus SL. Questo telaio in particolare è uno dei più belli e rifiniti nei dettagli tra quelli saldati da Luigi Patelli, particolare molto raro nei suoi telai è la scelta delle congiunzioni sono Georg Fisher, rese famose in Italia da Cino Cinelli.
Il gruppo è Campagnolo Super e Nuovo Record con viteria e perni in titanio.
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Marastoni 1950 cambio Parigi Roubaix

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Licinio Marastoni – sebbene meno famoso di altri telaisti italiani di fama mondiale come ad esempio Masi o De Rosa – può sicuramente essere annoverato nel Gotha degli artigiani che hanno fatto la storia della bicicletta.

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Le sue biciclette sono apprezzate dai collezionisti di tutto il mondo ed esistono diversi fan club a lui dedicati negli Stati Uniti ed in Giappone.

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Licinio è da considerare non un semplice telaista, ma un vero e proprio sarto della bicicletta. Curava ogni dettaglio maniacalmente, dalla posizione del ciclista in sella, all’aspetto estetico e funzionale dei suoi telai.

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Le Marastoni costavano mediamente più delle altre biciclette per le tante ore di mano d’opera impiegate, soprattuto quelle dedicate alla fase di limatura e rifinitura. Licinio infatti cercava la perfezione in ogni telaio.

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