la storia dei freni Campagnolo inizia esattamente quattro giorni prima del campionato del mondo su strada a Imola nel 1968, esattamente ci troviamo a Dozza, un borgo medioevale situato sulle colline romagnole ……..
ripercorriamo quel giorno, anzi dalla sera prima .
la banda musicale del maestro Baroncini suona nella piccola piazza ed il clima festoso coinvolge anche Gianni Motta.
Nel 1896 Giovanni Maino , da Spinetta, apre ad Alessandria una fabbrica di biciclette, che diventa nota a livello mondiale. La storica bicicletta Maino è cantata anche da Ornella Vanoni (hanno ammazzato il Mario)con il testo di Dario Fo
ho notato nel tubo dello sterzo qualcosa di insolito come una deformazione del tubo. Avevo sentito spesso che si trovano i biglietti nei telai ma non ci volevo credere. Ho inserito il dito da sotto e ho tirato fuori quel bigliettino e dopo una rapida ricerca su Google e mi sono pietrificato quando ho visto il ciclista con la maglia della Legnano .Chiaramente non ci metto la mano sul fuoco Però mi piace crederlo
Il padre del cambio moderno: il Campagnolo Gran Sport
Nel 1949 Il Campionissimo Fausto Coppi vinceva sia Tour de France sia Giro d’Italia usando un cambio Simplex (marca francese ma costruito in Italia), meno affidabile rispetto ai cambi Campagnolo ma più comodo perchè permetteva la pedalata durante il cambio marcia. Ernest Csuka riferisce che Tullio Campagnolo comprò due deragliatori Nivex presso lo stand di Alex Singer al Salone di Parigi di quell’anno e qualche mese dopo il Vicentino presentò al Salone di Milano il prototipo di un cambio tanto innovativo che viene considerato il padre di tutti i cambi moderni: Il Gran Sport. Esso era infatti il primo cambio a parallelogramma per bici da corsa e tutt’ora viene usato questo principio per i moderni deragliatori posteriori. Tullio Campagnolo era anni avanti agli altri! Va ricordato inoltre che prima della sua effettiva uscita sul mercato, avvenuta intorno al 1950, venne presentato il cambio Paris Rubaix (1950) che fu adottato dallo stesso Coppi.
Come altri artigiani del mondo della bicicletta, anche Sante Pogliaghi inizia giovanissimo a districarsi tra tubi e saldature. Ha solo 11 anni quando comincia a frequentare la bottega dello zio Brambilla, telaista conosciuto a Milano sin dagli anni ’20. Nel 1947, quando ormai si è fatto le ossa, apre la sua officina: due vetrine che si affacciano su viale Elvezia, a due passi dall’Arena.Costruisce solo telai su misura per le competizioni. Il catalogo della Pogliaghi Italcorse offre quattro modelli per la pista: velocità, inseguimento, mezzofondo e tandem, e due per la strada: corsa e cronometro.Il grande palcoscenico del Vigorelli, è vicino, e il fiore all’occhiello di Pogliaghi sono i tandem da pista, per cui utilizza tubi di diametro maggiorato e congiunzioni speciali che si costruisce da solo. Produce pochi telai all’anno. Dal 1947 alla fine degli anni ’70 ha lavorato praticamente da solo, producendo al massimo un centinaio di biciclette all’anno. Alla fine degli anni ’70 l’officina si allarga, assume sei operai e la produzione sale a quasi un migliaio di unità. Ognuno di loro costruisce il telaio dall’inizio alla fine. Parte dalla scatola del movimento e salda prima il tubo piantone e poi l’orizzontale. Dopo salda il tubo obliquo alla scatola. Alla fine completa il triangolo principale del telaio saldando il tubo di sterzo. E’ un artigiano Sante Pogliaghi, ha angoli e misure in testa e costruisce a occhio. Dime e stampi non gli servono se non a sveltire il lavoro quando deve fare più telai dalle dimensioni identiche. Disegna telai che si adattano alla perfezione alle caratteristiche fisiche del ciclista e alle varie specialità. La sua fama cresce e la lista d’attesa per avere un suo telaio si allunga. Con i suoi telai corrono tra gli altri Sercu e Merckx, e gli italiani Beghetto, Faggin, Pettenella, Rossi. Le scritte cambiano a seconda dello sponsor, ma sulla pipa di sella compare sempre l’inconfondibile marchio di fabbrica, la sigla PSM: Pogliaghi Sante Milano. Nel 2000 Sante Pogliaghi muore. Aveva già ceduto il marchio alla Rossin, che sino alla metà degli anni ’80 produsse biciclette a suo nome. In seguito il marchio passa di mano più volte, sino ad arrivare ai fratelli Basso negli anni ’90, che da qualche tempo a questa parte hanno deciso di non utilizzarlo più.
Sergio Patelli. Diversamente dai fratelli Sergio correva in bici e correva anche veloce. Da dilettante ha vinto ben 49 gare, un Giro del Sestriere e il titolo di Campione Italiano nella cronometro a squadre del 1953, alla media di 42,2 kmh su 120 km delle strade di allora. S.P.: “Ci fu una volta nel ’47, quando correvo per la Velo, che sono partito da solo per partecipare come indipendente alla gara internazionale Gran Premio del Rosso di Montecatini. A un certo punto abbiamo affrontato il monte Oppio, una salita durissima che non si vedeva mai la fine, mai, a un certo punto mi è scappata la pazienza e mi sono fermato sul fianco della strada e da una delle mie cinque tasche ho tirato fuori una ciambella. Niente roba strana eh?! Solo una ciambella. Non ho fatto in tempo a finirla che vedo uno della giuria corrermi incontro e urlare “Ma te! Cosa fai? Sei pazzo? Eri terzo e ti fermi a mangiare??! Dai che ti son passati davanti in tanti ma forse arrivi ancora tra i quindi premiati!”. A quel punto son tornato in sella e sono andato dietro al gruppo, arrivato alla prima curva mi sono accorto che in realtà ero già arrivato in cima e son cominciate le discese, giù fino a Montecatini. Una volta arrivato sulle strade del paese una macchina mi si è messa davanti facendomi cadere, accumulo ancora ritardo ma riesco ad alzarmi e a ripartire Quando arrivo allo stadio c’è quel signore di prima “Ma dove sei sparito un’altra volta??? Dai allora corri che forse ce la fai! Vaiiii!!!”. Entro nello stadio e scopro di essere arrivato quindicesimo! Mi diedero come premio ben 1.500 lire e poi altre 6.500 perché ero il più giovane tra i premiati, avevo 19 anni.” cit.Frameteller
questa bici acquistata d’occasione da mio padre nella bottega Patelli di Bologna negli anni 80 è stata modificata montando nuove ruote shimano a 7 velocità che montava un pignone un po’ più grande . Purtroppo le ruote originali con i mozzi del cinquantenario sono state poi smarrite così come la sella , sostituita con una comodissima Girardi. La bicicletta ha percorso meno di 2000 km, quasi tutti in val Zena, ma mi ha accompagnato insieme a mio padre nelle mie prime pedalate su una bici corsa vera (sempre Patelli) e in qualche modo è stato il seme dal quale è nata la mia passione per la bici.
Dai primi anni 90 è poi rimasta chiusa in cantina non rivedendo più la luce del sole fino al 2017 quando, dopo un paio d’ anni che l’avevo ricevuta in dono ho deciso di sistemarla.
La bici era molto ossidata e in un primo momento avevo pensato di sabbiarla, sopratutto per le cromature, ma dopo una bella pulita è ritornata a luccicare.
La bicicletta ha particolari molto belli come la testa della forcella con saldature molto curate e in qualche modo è sempre stato il mio termine di paragone nel giudicare una bici da corsa .Ho anche acquistato dei mozzi del cinquantenario che ho appena montato su cerchi per copertoni per poterla riportare a fare qualche giro qua intorno e magari qualche passo alpino malgrado la rapportatura decisamente dura rispetto alle bici che utilizzo ora.
Non ho ancora avuto il coraggio di pedalarla, e in realtà non l’ho neppure mai provata perché allora la taglia era troppo grande , per il timore di rimanere deluso confrontandola con bici più leggere e scattanti che ho usato in questi anni.
Rimarrà per sempre nei miei ricordi il suono dei tubolari in seta gonfiati a 9 atm pedalando in val Zena
proprietà privata
Questo sito utilizza i cookies per migliorare l'esperienza utente. Continuando con la navigazione accetti le condizioni. Puoi gestire le tue impostazioni in qualsiasi momento.Impostazione CookieHO CAPITO
Privacy & Cookies Policy
Privacy
Questo sito utilizza i cookies per migliorare l'esperienza di navigazione. I cookies sono suddivisi in necessari e non necessari e sono salvati dal tuo browser per agevolare le funzionalità di base del sito.
Questo sito si avvale anche di cookie di terze parti che ci aiutano ad analizzare e comprendere il comportamento degli utenti al fine di sviluppare sempre la miglior esperienza possibile di navigazione.
I cookies sono salvati nel tuo browser solo con il tuo consenso. Puoi in qualsiasi momento modificare le impostazioni di salvataggio e rimuovere i cookie dal tuo computer.
La procedura di cancellazione e rimozione dei cookie potrebbe differire tra browser e browser. Sono disponibili online numerose guide al riguardo.
I cookies necessari sono essenziali per garantire il corretto funzionamento del sito. Questa cateforia include anche cookies che assicurano funzionalità di base e sicurezza del sito web. I cookies di questo sito non contengono informazioni personali.